Le emozioni possono influenzare le abitudini alimentari di molti: spesso quando si provano sentimenti come ansia, paura, depressione o noia, si tende a mangiare di più per cercare conforto. Questo avviene perché alcune persone interpretano la sensazione emotiva come una sensazione di vuoto simile alla fame e cercano nel cibo una gratificazione. Il problema principale non è solo la quantità di cibo che viene ingerito, ma piuttosto la qualità: di solito si preferiscono cibi ricchi di carboidrati e grassi.
Facciamo un passo indietro: perché dovremmo avere bisogno di gratificazioni? Siamo forse troppo sotto stress per questioni lavorative o perché vorremmo essere perfetti come genitori, come figli o come mariti/mogli, oppure perché non abbiamo il fisico che vorremmo?
Viviamo in una società che idealizza la magrezza, in cui i modelli di riferimento sono spesso persone dai corpi ritenuti perfetti solo se sottopeso e con forme scultoree.
In un contesto simile, chi ritiene di doversi attenere a regole del genere e percepisce che il suo corpo non appartiene a questi canoni, spesso farsati, si trova costantemente sotto pressione e vive sentimenti di inadeguatezza. Tutto ciò può portare ad una bassa autostima ed a una percezione distorta dell’immagine di sé.
I sentimenti che derivano da queste condizioni spingono le persone a cercare gratificazione immediata. Quale modo migliore se non attraverso il cibo?
L’introduzione di cibo ad alta densità calorica in quantità maggiori all’apporto fisiologico, associato ad una vita sedentaria, è un fattore di rischio per lo sviluppo dell’obesità.
L’obesità è una delle epidemie più pericolose del 21° secolo, essendo dalla scienza classificata come una vera e propria patologia dilagante.
Nel 2019 è iniziata la pandemia di COVID-19 che ha causato molti decessi tra i pazienti con obesità con e senza complicanze. Le persone con un indice di massa corporea superiore a 35 (linea di demarcazione fra uno stato di sovrappeso e l’obesità) durante il covid sono entrate nella categoria delle persone fragili, da trattare prima delle altre con la vaccinazione. Questo ha tolto definitivamente da ogni dubbio l’idea popolare che l’elevato tasso di grasso viscerale sia da associare ad uno stato puramente estetico e non ad una malattia.
Allo stesso tempo, il blocco legato alla pandemia di COVID-19 ha causato una serie di problemi emotivi tra cui ansia, depressione e disturbi del sonno. Molte persone hanno iniziato a far fronte alle proprie emozioni aumentando il consumo di cibo (alimentazione emotiva) e alcol e, in combinazione con una minore attività fisica, hanno favorito lo sviluppo di aumento di massa grassa.
L’alimentazione emotiva, nota anche come alimentazione da stress, è definita come la propensione a mangiare in risposta a emozioni positive e negative e non al bisogno fisico.
Va notato che il mangiare emotivo può essere il primo passo nello sviluppo del disturbo da alimentazione incontrollata e dei suoi sottotipi estremi come la dipendenza da cibo.
Queste riflessioni indicano che l’obesità dovrebbe essere trattata come una malattia anche psicosomatica, nello sviluppo della quale fattori esterni che causano la formazione di emozioni negative possono svolgere un ruolo significativo.