La nostra vita è impostata su scelte o su abitudini?

da | 14 Mag, 2023 | psicologia, Benessere | 0 commenti

C’è qualcosa che non ci va bene della nostra vita, che vorremmo cambiare con tutta la nostra buona volontà a parole ma che non riusciamo a mettere in pratica?

Se spendiamo soldi per beni inutili, ci riempiamo la casa di abiti quando abbiamo ancora le etichette attaccate alla maggior parte dei vestiti che riponiamo nell’armadio, fumiamo o beviamo eccessivamente e ce ne lamentiamo, non è perché non abbiamo il coraggio di cambiare, ma perché non abbiamo ancora capito che quello che stiamo facendo è diventata una routine da anni e che questa routine, in qualche modo, essendo familiare, ci spaventa meno dei suoi effetti negativi sulla nostra salute e sulla nostra famiglia.

Lo psicologo William James, alla fine del 1800 scrisse un saggio sulle abitudini, dove spiegò il funzionamento generale del meccanismo abitudinario, mettendo in campo tutte le conoscenze di quel periodo. Sottolineò come “ripetere un’azione ne rende sempre più facile l’esecuzione”, fino a produrla in automatico; come se creasse un solco, un percorso attraverso il quale è più facile passare.

La potenza di questo percorso nel nostro cervello spiega come sia così difficoltoso modificare un comportamento abitudinario, anche dove ci sia la voglia e l’intenzione di farlo.


Il cambiamento comporta una dose di ansia, legato all’interruzione dell’equilibrio esistente. Spesso si tende a spostare avanti nel tempo la decisione di cambiare proprio per paura di abbandonare le rassicuranti azioni abitudinarie che ci regalano situazioni prevedibili. A volte non è sufficiente nemmeno cambiare abitudine, perché un corretto stile di vita, es. fumare, potrebbe essere sostituito con un altro ancora peggiore, es. mangiare quando non si ha l’esigenza.

Per questo motivo tante volte sentiamo persone associare la fine di un abitudine scorretta con l’inizio di un’altra.

” Sono ingrassato quando ho smesso di fumare” è una frase molto frequente.

Molto probabilmente è stato proprio così, si ha sostituito un’abitudine, quella di manipolare con le mani e la bocca la sigaretta, con una simile, come quella di ingerire cibo senza averne necessità.

L’origine dello studio dei principi dell’abitudine parte da lontano poiché lo stesso filosofo Aristotele, vissuto non ieri l’altro, ma nel 300 Avanti Cristo, ha spesso sminuito le doti naturali e messo al centro della formazione morale l’educazione delle abitudini, da cui dipende anche la corretta maturazione della razionalità. Per il filosofo dunque siamo quello che facciamo ripetutamente. L’eccellenza non è un atto, ma un’abitudine.

Nell’era attuale, sono molti gli studi in campo psicologico e neurobiologico ad interessarsi al campo delle abitudini, di come nascano e di come possano essere cambiate.

Il dott. Carlo Di Clemente, in occasione di una serie di dibattiti organizzati lo scorso autunno presso il centro ” Luoghi di Prevenzione” di Reggio Emilia, ha parlato al pubblico presente del suo modello transteorico del cambiamento, proponendolo come strumento per i medici, in particolare i medici di medicina generale, da poter utilizzare negli ambulatori con i loro pazienti, per promuoverei corretti stili di vita, combattere la sedentarietà e le dipendenze.

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Questo conferma ulteriormente come esistano modalità che possono aiutarci a cambiare le abitudini che ci portano sempre a compiere atti che non vorremmo. Un primo passo verso il cambiamento può essere proprio quello di rivolgersi a professionisti seri e competenti nell’ambito di interesse del nostro “problema”. Basta un primo passo per ridisegnare il quadro della nostra esistenza in una maniera meno legata a fattori negativi e più legata alle nostre esigenze e al mantenimento della nostra salute.