Presto avremo tutti il nostro microchip sottocute?

da | 31 Lug, 2023 | Scienza e Nutrizione, Salute | 0 commenti

Il mondo del biohacking e del transumanesimo sta guadagnando sempre più interesse e attenzione. In un caso di cronaca locale uscito oggi, Mattia Coffetti, un 35enne di Rodengo Saiano, nel Bresciano, è diventato il primo italiano a sottoporsi all’impianto di cinque microchip sottocutanei per sfruttare le potenzialità della tecnologia direttamente sul suo corpo. L’articolo esplorerà gli aspetti etici, legali e medici correlati all’uso di microchip sottocutanei.

Il biohacking è un movimento che si basa sull’utilizzo della tecnologia e delle scoperte scientifiche per migliorare le capacità fisiche e cognitive del corpo umano. Questo movimento si affianca al transumanesimo, una filosofia che incoraggia l’uso delle nuove tecnologie per potenziare l’essere umano oltre i limiti biologici tradizionali, come l’impiego di dispositivi impiantabili tipo microchip sottocutanei, per migliorare la connessione tra l’uomo e la macchina.

Leggiamo online che “Mattia Coffetti si è appassionato all’argomento del biohacking e del transumanesimo esplorando il web. Sotto l’influenza di gruppi che promuovono l’uso dei microchip sottocutanei con diverse funzionalità, Coffetti ha deciso di diventare un pioniere sottoponendosi all’impianto di cinque di questi chip. Questa scelta lo ha portato a un’esperienza unica che ha suscitato curiosità e domande sulla praticità e sicurezza di tali dispositivi. “

I microchip sottocutanei hanno una vasta gamma di potenzialità. Possono essere utilizzati per scopi medici, come la memorizzazione di informazioni sanitarie del paziente o il monitoraggio di parametri vitali. Tuttavia, sono sempre più presenti anche applicazioni più futuristiche, come l’apertura di porte o la connessione con dispositivi elettronici.

L’integrazione di dispositivi tecnologici nel corpo umano solleva importanti questioni etiche e legali. Tra le preoccupazioni principali vi sono la protezione della privacy e la sicurezza dei dati personali, nonché il rischio di abuso e di accesso non autorizzato alle informazioni contenute nei microchip. Inoltre, occorre affrontare la questione dell’autonomia decisionale dei pazienti e l’importanza di un consenso informato prima di sottoporsi a tale procedura.

Un altro aspetto cruciale riguarda la sicurezza ei potenziali rischi per la salute associati all’impianto dei microchip sottocutanei. È fondamentale garantire che tali dispositivi siano conformi agli standard di sicurezza e che siano installati da personale adeguatamente formato in centri autorizzati. Inoltre, gli studi a lungo termine sono necessari per valutare eventuali effetti collaterali o complicazioni derivanti dall’uso di microchip impiantabili nel corpo umano.

Sono in realtà anni che l’evoluzione della medicina va di pari passo con le nanotecnologie: nel febbraio 2012 sono stati fatti i primi test per impiantare dei microchip che somministrano farmaci, controllati in modalità wireless, sia nei pazienti osteoporotici, sia per i diabetici es. con l’infusione costantemente monitorata sottocute di insulina nel diabetico di tipo 1.

Inoltre si sta studiando come, usando impianti non solo sottocutanei, ma interni al nostro corpo, collegati a sensori, si possa conoscere sempre meglio il nostro organismo. Specialmente le reazioni interne, le più difficili da monitorare, soprattutto nell’esatto momento in cui accadono.

Tra le tendenze della medicina del futuro, ci sarà anche lo studio della fisiologia dall’interno dell’organismo umano, che sarà reso possibile da nuovi micro sensori che quindi non causano alcuna interazione rischiosa e con l’apparato umano. Pensiamo al catarifrangente, che solo quando viene illuminato dai fari delle macchine rivela il segnale stradale, mentre al buio non invia alcuna informazione.

Il concetto è lo stesso. Si potrà per esempio impiantare sensori nel cuore, rivelando la temperatura all’interno dell’arteria, quindi con la massima precisione, la pressione sanguigna, il funzionamento della valvola, problemi di infezione; si avrà quindi una finestra interna del corpo ed in uno scenario diagnostico e ad un medico basterà posizionare un’antenna sul torace del paziente per avere tutte le informazioni dal microchip impiantato nel cuore.

Come funzionano i microchip?

La tecnologia di identificazione a radiofrequenza (RFID) utilizza un’antenna per rispondere a un segnale in entrata inviando un messaggio in uscita. Questa tecnologia è in uso da oltre 50 anni ed è comune nelle attività quotidiane come il collegamento di una carta di credito a un lettore, lo scorrimento di un badge identificativo per aprire una porta, il pagamento di pedaggi autostradali e l’utilizzo di auto con ingresso senza chiave. Questa tecnologia può essere impiantata, come nei microchip utilizzati per identificare gli animali domestici. Dal 1998, i chip RFID sono stati impiantati anche negli esseri umani. Questa pratica, finora poco studiata, sembra essere in costante aumento per le enormi possibilità che possiede: in America gli impianti delle dimensioni di un riso vengono impiantati da hobbisti e persino offerti da alcuni datori di lavoro per usi che vanno dall’accesso alle cartelle cliniche di emergenza all’ingresso a postazioni di lavoro sicure. Questi impianti sono di particolare interesse per i chirurghi della mano perché sono più comunemente posizionati nel primo spazio dorsale sottocutaneo.  La Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha approvato per la prima volta questa tecnologia nel 2004, con rischi potenziali dichiarati tra cui reazione tissutale avversa, migrazione del transponder impiantato, compromissione della sicurezza delle informazioni, rischi elettrici e incompatibilità con la risonanza magnetica.

L’impianto sottocutaneo di un microchip comporta alcuni rischi che vanno attentamente considerati prima di prendere tale decisione. Alcuni dei principali rischi includono:

  1. Infezioni: L’impianto di un microchip sottocutaneo richiede una procedura invasiva che apre una piccola ferita per inserire il dispositivo. Questo aumenta il rischio di infezioni nel sito dell’impianto. Le infezioni possono essere locali o più gravi, diffondendosi in altre parti del corpo.
  2. Reazioni allergiche: Alcune persone potrebbero sviluppare reazioni allergiche ai materiali utilizzati nel microchip o nel rivestimento esterno. Queste reazioni possono causare gonfiore, arrossamento e prurito nel sito dell’impianto.
  3. Movimento o migrazione del microchip: In rari casi, il microchip potrebbe spostarsi dalla sua posizione originale o migrare verso altre aree del corpo, rendendo difficile la sua localizzazione o causando irritazione dei tessuti circostanti.
  4. Complicazioni durante l’impianto: La procedura di impianto potrebbe comportare rischi durante l’inserimento del microchip, come danni ai tessuti, nervi o vasi sanguigni circostanti.
  5. Difficoltà nella rimozione: In alcuni casi, potrebbe essere necessaria la rimozione del microchip, ad esempio in caso di malfunzionamenti o infezioni persistenti. La rimozione potrebbe richiedere una procedura chirurgica aggiuntiva con i relativi rischi associati.
  6. Impatto sull’integrità della pelle: Il processo di impianto del microchip potrebbe causare danni alla pelle, portando a cicatrici o deformità nel sito di inserimento.

È importante notare che gli impianti sottocutanei di microchip sono generalmente considerati sicuri e i rischi elencati sopra sono relativamente rari.