Samuele Teneggi e Marco Bellocchio

da | 7 Mag, 2023 | Personaggi | 0 commenti

Si chiama Samuele Teneggi, ha poco più di venti anni e di mestiere fa l’attore.

È salito alla ribalta recentemente per un’apparizione nella fiction “Lea un nuovo giorno” in onda dall’otto febbraio su Rai1, dove ha partecipato a quattro puntate e il prossimo 25 maggio, l’esordio come attore non protagonista del film di Marco Bellocchio, “Rapito”.

Sin dalle prime parole dell’intervista, Samuele tiene a sottolineare le sue origini castelnovesi.

È nato nel Comune del nostro Appennino Reggiano, qui ha vissuto tutta l’adolescenza e qui torna spesso a trovare la famiglia costituita da tre sorelle, genitori, nonni e parenti, nonostante viva stabilmente a Roma.

Da alcuni anni mancavano personaggi della montagna che calcassero le scene televisive nazionali; il ricordo torna repentino al bravissimo Chicco Salimbeni, 

attore e regista conosciuto al grande pubblico nazionale per le numerose collaborazioni con registi del calibro di Federico Fellini, Cristina Comencini, Pupi Avati; 

non possiamo che gioire del fatto che la nostra zona dia i natali a nuovi artisti dalle mille sfaccettature, compresa l’arte della recitazione.

Samuele ha la faccia del bravo ragazzo, entra in punta di piedi nella sala in cui lo intervistiamo, ringrazia per ogni complimento, risponde fermo alle domande, anche le meno scontate.

Ha un carisma contagioso, quello che in parte si eredita dalla genetica e in parte si plasma dall’ambiente in cui si vive, dall’aria che si respira.

Gli chiediamo come ha iniziato a fare l’attore, se è stato un’improvvisazione, una casualità, come si sente spesso raccontare dalle biografie di certi attori famosi, ma percependo la sua spontaneità, ci aspettiamo che ci risponda di averlo sempre desiderato diventare.

La sua risposta non delude, ci racconta che ha iniziato ad avvicinarsi alla recitazione fin dalla prima media, frequentando la scuola di teatro, canto e danza “Arcobaleno”, con sede a Castelnovo né Monti. 

A folgorarlo fu uno spettacolo, “Quasimodo”, visto da adolescente seduto nelle poltrone della platea, al quale due anni dopo, poiché la vita ci riserva sempre tante sorprese, riuscì a partecipare come attore protagonista.

Siamo interessati alla sua carriera di attore ma capiamo che dietro a questo inizio di celebrità, l’apparizione recente al fianco di Anna Valle e Giorgio Pasotti su Rai Uno, si nasconde un passato fatto di sacrifici e di studio, un lungo passato, nonostante stiamo parlando con un giovanissimo adulto.

Samuele ci racconta infatti di aver deciso, dopo le scuole medie, un po’ per ribellione adolescenziale, un po’ per interesse, di frequentare le scuole superiori a Reggio Emilia e di iscriversi al Liceo Classico, per imparare un metodo, una disciplina che nelle altre scuole non avrebbe trovato.

Cogliamo l’occasione per chiedergli cosa pensi del fatto che molti ragazzi non si avvicinino più agli studi classici, ritenendo il latino e il greco delle lingue morte e pertanto inutili.

Ci risponde che non si possono associare questi aggettivi a nessun soggetto: che sia viva o morta, intendendo con questo termine “non parlata”, una lingua è sempre utile. Nel corso del Liceo Classico si impara la bellezza di tutte le parole, sia che siano esse utilizzate nella quotidianità o che siano iscritte sui monumenti. 

Per quella che è stata la sua esperienza, l’insegnamento avuto al Liceo gli ha permesso di avere un diverso approccio di pensiero alla vita, una grande apertura ai rapporti umani. In particolare il greco, che è la lingua più vicina agli artisti, una lingua con una capacità espressiva più arzigogolata e libera rispetto al latino, 

gli ha permesso di affacciarsi al mondo in maniera moderna e priva di pregiudizi. A dispetto di quanto si pensi, per tradurre correttamente una versione greca è necessario un forte rigore nello studio delle regole, ma poi una grande apertura mentale, un metodo rigido che poi permetta di interpretare liberamente, con il proprio pensiero, quello dei grandi scrittori del passato.

Questo modo di approcciarsi alla vita, che ha appreso durante gli studi classici, lo ha poi applicato a qualsiasi scelta da fare in seguito, che riguardasse per esempio come studiare una nuova parte da interpretare o quale provino scegliere per poter far risaltare al meglio il suo carattere.

Gli studi che ha fatto gli hanno trasmesso una sorta di amore per la parte classica della vita e per l’arte, intesa come qualsiasi forma di attività dell’uomo come prova del suo talento inventivo e della sua capacità espressiva.

Applicarsi ed impegnarsi con devozione in materie difficili e rigorose, gli ha permesso di trovare la forza di affrontare le difficoltà di una professione, quella dell’attore nella quale, molto più di altre, niente è dato per certo.

Samuele racconta che, per inserirsi nel mondo dello spettacolo, dopo il diploma classico ha valutato l’iscrizione a numerose accademie in Italia, sia Milano, che Bologna e Roma.

Anche in questa fase della sua vita, ricorda come sia stato importante avere una formazione solida e temprata dal sacrificio degli anni precedenti, inteso proprio come “sacrum facere”, compiere un atto sacro per sé stessi. Pur volendo fare a tutti i costi l’Accademia, sapeva bene che “è l’Accademia che sceglie te e non sei tu a scegliere lei”. 

Nonostante le probabilità di essere accettato al numero chiuso istituito dalla scuola fossero pochissime, alla fine Samuele ha vinto la selezione dell’Accademia Silvio D’amico di Roma, nella quale è attualmente studente al terzo ed ultimo anno di corso.  

Durante questi anni ha partecipato a numerosi spettacoli teatrali, fortificando quelli che erano stati gli insegnamenti avuti in passato, prima da Francesca Bianchi a Felina e in seguito dagli altri insegnanti, Matteo Carnevali e Francesco Marchesi, con i quali si era formato a Reggio Emilia.

Solo recentemente Samuele ha ottenuto dall’Accademia una sorta di permesso per partecipare a provini cinematografici, perché spesso queste scuole sono “gelose” dei propri studenti e rimangono chiuse di fronte alle richieste di collaborazioni con ambienti non teatrali, per non creare delle contaminazioni nella purezza della formazione da loro impartita.

Samuele, in seguito all’autorizzazione dell’Accademia, si è iscritto ad un’agenzia specializzata in casting, che gli ha dato la possibilità di concorrere ai provini. Proprio mentre parliamo, al suo cellulare arriva un messaggio della sua agente che lo avvisa dell’arrivo di nuove candidature a cui partecipare. 

Samuele è entusiasta ma nel contempo rimane, ci dice, “con i piedi ben fissi al terreno” perché non è detto che questi provini portino a buon fine.

Per essere scritturati in una produzione, racconta, bisogna attraversare vari steps; in seguito all’arrivo dell’infezione da covid, i famosi “provini”, quelli che rientrano nell’immaginario della gente comune, sono quasi sempre effettuati tramite registrazioni di video che vengono inviati alle case produttrici cinematografiche dall’agenzia alla quale è iscritto l’attore. 

Se si supera questa prima fase, sono le case produttrici che inviano un canovaccio con la parte scelta; l’aspirante attore si trova a dover interpretare in maniera il più possibile attinente alle richieste, ma nel contempo originale e personale, questa scrittura che verrà valutata dal regista e dal suo cast.

Il lasso di tempo che passa tra la prima selezione e questo provino potrebbe essere molto lungo ed è costellato da fasi di grandi speranze, altalenate spesso da tante delusioni. 

Chi si avvicina a questo mondo deve sapere di partenza che avrà tante possibilità ma potrebbe avere altrettanti rifiuti, il che non significa per forza che non sia bravo e che il suo lavoro non venga apprezzato, ma semplicemente che quella parte non era idonea al suo personaggio. 

Samuele ricorda spesso che “i no aiutano a crescere e a fare le scelte professionali corrette”, anche se quando si riceve un “sì” e si viene accettati in una produzione, la felicità è immensa, un pò come quella che ha provato quando è stato preso nel cast della fiction di Rai Uno e poi nel cast di un vero e proprio lungometraggio,  “Per niente al mondo”, un  film diretto da Ciro d’Emilio, che uscì nelle sale cinematografiche italiane a Giugno 2022. Ora la grande soddisfazione di far parte del cast di “Rapito”, il prossimo attesissimo film di Marco Bellocchio, che speriamo di accogliere con una grande festa anche al cinema di  Castelnovo né Monti.

Chiediamo a Samuele come si riesce ad impegnare ogni volta al massimo sapendo che quel provino potrebbe essere non considerato, o viceversa, il provino che ti cambia la vita professionale e ti apre le porte del mondo del cinema. 

Lui dice di non pensarci. Ci dice di avere un fisico, una presenza, una personalità che può mettere ogni volta a disposizione e sperare che siano apprezzati, non potendo fare altro che darli spontaneamente alla recitazione. 

Le domande da fare a Samuele sarebbero infinite, così come sembrano infiniti gli interessi, le curiosità e le passioni che ci racconta; i suoi libri preferiti, come Hunger Games, La ragazza del treno e tutti i mistery books di Dan Brown; i film che porta nel cuore, in particolare America Latina con Elio Germano; gli attori dai quali vorrebbe imparare al meglio l’arte della recitazione, primo fra tutti Leonardo di Caprio, Adam Driver, Daniel Day Lewis, come anche le attrici, Jennifer Lawrence e  Cate Blachett, mentre cita fra gli italiani Pierfrancesco Favino, Elio Germano e le attrici come Vittoria Puccini, Anna Foglietta, Barbara Chicchiarelli,  le comiche come Paola Cortellesi e Virginia Raffaele. 

Rimandiamo alla prossima intervista una lunga chiacchierata sulla differenza fra recitazione teatrale e cinematografica, sul fatto che ai profani sembri molto più facile lavorare davanti a una cinepresa rispetto alla recitazione continua che si richiede in uno spettacolo teatrale, mentre scopriamo che in realtà il mondo del cinema ha un vocabolario a parte, sia parlato, che interpretato con espressioni e posizioni particolari, che va studiato e interiorizzato.

L’intervista arriva infine a chiudersi a cerchio, laddove era iniziata, perché dalle parole di Samuele torna sempre presente il ruolo centrale dello studio e l’impegno per una professione molto amata ma piena di insidie.

La storia di vita, appena iniziata, di questo giovane attore andrebbe raccontata nelle scuole perché dalla caparbietà e dalle scelte di Samuele emerge un grande insegnamento, quello che essere sé stessi e credere nelle proprie capacità, dando la giusta importanza a quello che si fa e alle parole che si dicono ogni giorno, possa fare la differenza.

(Parte dell’articolo è tratta da un intervista scritta per il mensile Tuttomontagna)